La campagna Maker Faire per chi per le vie dell’università

12106915_1196935650322891_5659755376261670901_nComunicato della Campagna MakerFaire.Per Chi? sulla giornata di mobilitazione di oggi alla Sapienza.

Oggi, martedì 13 ottobre, come studenti e studentesse della Sapienza abbiamo deciso di sfilare in corteo per le strade della nostra università per dare voce a tutte e tutti quelli che vivono l’università e la attraversano ogni giorno, che da più di una settimana sono costretti a vivere un disagio costante provocato dall’allestimento della Maker Faire, che verrà inaugurata venerdì 16 ottobre. Questa fiera, come abbiamo ribadito tante volte, è il frutto di una decisione della governance universitaria che ancora una volta,come tante altre in passato, ha scavalcato completamente i pareri e i bisogni della comunità studentesca, dei docenti,dei ricercatori e dei lavoratori. La scelta di ospitare questa grande fiera all’interno dello spazio pubblico della sapienza risulta quindi completamente calata dall’alto.

Il modello di innovazione e di lavoro che propaganda la Maker Faire ci parla di un maker geniale che con la propria idea crea una piccola start up e la vende alla grande azienda e così soddisfa i propri bisogni economici e di realizzazione professionale. In poche parole il paradigma del “merito” che ci vendono da anni nelle università, che giustifica solo un esclusione sempre più grande dal welfare studentesco e dal mondo del lavoro. Ma la realtà ci parla di un 45% di disoccupazione giovanile e di una ricerca che sta morendo. Quindi è ancora più grave che nell’università pubblica in macerie si proponga un modello di conoscenza che è direttamente impresa e non di ricerca scientifica libera e condivisa, e un falso modello per uscire da precarietà e disoccupazione che spinge solo alla competizione.

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MAKER FAIRE…per chi?

12079834_1506860082959414_7126883535047960330_oNei giorni 16-17-18 di Ottobre l’università La Sapienza ospiterà la Maker Faire, una fiera dell’innovazione di portata internazionale che, parole degli organizzatori: “unisce scienza, fantascienza, tecnologia, è divertimento e business e dà vita a qualcosa di completamente nuovo”.
Purtroppo al di là del plausibile interesse per alcune delle innovazioni esposte e oltre gli slogan e le frasi fatte da grande evento, crediamo che questa fiera sia la riproposizione di contraddizioni insanabili interne al mondo dell’università, agli
studenti e in generale all’idea di progresso e innovazione .
1. L’università sarà completamente chiusa (blocco della didattica,
biblioteche,facoltà e laboratori chiusi)durante i giorni della fiera, per entrare si pagherà un biglietto di 10 euro(4 per gli studenti) e i lavoratori saranno mandati in ferie forzate. In sostanza, per quattro giorni lo spazio in cui passi la maggior parte delle tue giornate sarà affittato a grandi aziende private, sponsor dell’evento. Nonostante tra gli sponsor della fiera ci siano infatti aziende del calibro di Intel, Tim, Microsoft, Eni e Bnl, verrà comunque richiesto di pagare un ingresso ad uno spazio altrimenti pubblico.
2. I benefici in termini monetari non si sa a chi andranno, di certo non a diminuire le tasse universitarie, o a riparare aule che cascano a pezzi, o a finanziare il diritto allo studio.
3. Si ripropone, come per la festa promo della Toyota o per le varie iniziative di sponsorizzazione che vengono fatte, un’idea dell’università come di uno spazio pronto ad essere affittato o ancor peggio svenduto all’azienda che offre di più, trascurando qualsiasi esigenza di chi l’università la vive tutti i giorni, dagli studenti fino ai ricercatori e ai lavoratori.
4. Anche il modello di innovazione proposto dalla Maker Faire è un nodo non meno problematico degli altri…”la celebrazione della cultura e del movimento #makers” si riduce all’ennesimo invito per i giovani a lavorare gratis, nella speranza che “1 su mille ce la fa !”. L’organizzazione di contest e l’esposizione dei
progetti, più votata alla commercializzazione che alla spiegazione dell’idea in sè, rende la fiera una grande bancarella per aziende di larga distribuzione e improbabili manager di startup companies.
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Sceriffo Renzi e la contea dei sindacati

97521Questa mattina (Mercoledì 20 Maggio) a Montecitorio si è concluso, in via quasi definitiva, il capitolo Buona Scuola. I deputati della Camera, dopo tre giorni di votazione durante i quali sono stati approvati tutti gli articoli del DDL renziano a grande maggioranza (circa 200 “si” a fronte di un centinaio di voti contrari e una decina di astenuti), si apprestano oggi (entro le 13) a dare la stangata finale al mondo della formazione. Il decreto rimbalzerà poi al Senato dove, entro il 15 giugno, a detta del Presidente del Consiglio, sarà definitivamente passata la riforma che entrerà in vigore secondo i piani già a partire dal prossimo autunno.

Oggi in presidio a piazza Montecitorio un nutrito numero di persone attendeva con angoscia di guardare con i propri occhi i deputati uscire sfilando dal palazzo del potere per poter dire con stupore “l’hanno fatto veramente!”.
Eh si, attendere, perchè la piazza di oggi, composta da sindacati di base e confederali e professori iscritti agli stessi, non ha dimostrato rabbia volta ad organizzarsi in lotta, bensì indignazione e rassegnazione. Forse, nell’evidenza di essere arrivati terribilmente in ritardo nella contestazione del DDL, qualcuno si è accorto anche della gigantesca presa in giro di Renzi: invitare al dialogo chi si oppone, riducendo però qualsiasi critica ad una incomprensione, alla malafede, o all’attaccamento a privilegi obsoleti, limitandosi fondamentalmente a tenerli buoni. In generale però, i sindacati sembrano più dispiaciuti per non essere riusciti ad arraffare le briciole che per la miopia con cui hanno affrontato questa protesta. Il punto della questione non sono i singoli passaggi dei singoli articoli, ma l’idea di questa scuola “buona” che però mette tutti in competizione nel gioco di chi si sottomette di più, con un merito assegnato in base a criteri presunti scientifici, che non rispecchiano la realtà. Questa non è infatti una riforma “correttiva”, ma strutturale, nella misura in cui punta a danneggiare la spina dorsale dell’istruzione pubblica, e altrettanto decisiva e forte dev’essere la risposta.

Per fortuna, c’è chi si è accorto tempo fa di cosa stava accadendo, iniziando dall’autunno a contestare in modo forte Renzi e la sua idea di scuola. È infatti nella componente studentesca e autorganizzata che si è espressa quella rabbia genuina nei confronti di chi calpesta il suo futuro. Una rabbia che però non si limita a difendere il poco che è rimasto, ma che rivendica un domani diverso da quello prospettato dal Jobs Act, da Expo, dalla Buona Scuola, ma anche diverso dalla scuola delle macerie di epoca pre-renziana.

Roma. Quella rabbia che apre spiragli di libertà

CEO7ly4WoAE8dPbGli ultimi giorni trascorsi ci regalano un bello spaccato di un’Italia che resiste e che si oppone con forza al governo di Renzi e alle sue riforme. Anche se qualcuno gridava con frenesia che dopo i fatti di Milano del primo maggio sarebbe stato molto difficile ricominciare le mobilitazioni, sembra che come al solito le piazze abbiano scalzato ogni tipo di velleità del ceto politico italiano. In effetti, una settimana così densa di mobilitazioni non si vedeva da parecchi mesi. Dopo i 30.000 di Milano che con determinazione hanno dimostrato la loro opposizione al modello Expo ed hanno rovinato la vetrina dell’autoesaltazione del capitalismo, abbiamo visto tanti e tante in piazza a Bologna per contestare il Presidente del Consiglio Renzi alla Festa dell’Unità.

Ieri, il quartiere del Bronx di Roma ci ha dimostrato che non è disposto ad accettare la violenza della polizia e con coraggio si è opposto ad uno sgombero. Oggi, invece, sette cortei si sono diramati nelle più grandi città del paese e una marea umana che è impossibile quantificare si è ritrovata per le strade per gridare che la riforma della Buona Scuola di Renzi non deve andare avanti. Ci sembra, così ad una prima occhiata, che di asfaltata ci sia solo la voce di chi allarmisticamente colpevolizza la rabbia sociale.

Oggi noi eravamo in piazza a Roma, un grosso spezzone di studenti, di autorganizzati, di antifascisti, di notav, di occupanti, che si è mosso a spintoni all’interno del corteo. Spintoni, nel vero senso della parola, poichè proprio come un déjà vu venuto male ci siamo trovati davanti cordoni di sindacati vari (CGIL, UDS, ecc.) che a più riprese hanno cercato di impedire la nostra avanzata. Forse non eravamo graditi a chi stringe una mano al grande Matteo e con l’altra cerca di frenare le proteste in opposizione alla devastazione sociale che viene quotidianamente praticata nei confronti del paese. Però ce ne siamo fregati. Ci siamo resi conto infatti, che a parte le bandiere portate a due in ogni mano da uno sparuto gruppo di sindacalisti, a parte le pettorine rosse che sono vestite oramai da poche decine di persone, in piazza non c’erano sindacalisti ma tante e tanti studenti che hanno trovato nella giornata di oggi un buon momento in cui esprimere la loro indignazione.

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NON RACCOGLIAMO LE BRICIOLE DEL RETTORE!

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Come studentesse e studenti che si riappropriano ogni giorno di spazi lasciati all’incuria, praticando autogestione e socialità, abbiamo deciso di contestare la passerella del corpo accademico che si è riunita ieri 27 aprile durante l’inaugurazione ufficiale delle due aule studio h24alla Sapienza.
Ieri, infatti, il Rettore, accompagnato dal suo fedele Musto D’Amore e da numerosi giornalisti, si è riempito la bocca di parole altisonanti su quanto la nostra università stia progredendo nell’ottica del raggiungimento degli standard europei. La nostra contestazione è nata proprio dalla volontà di opporsi a questa farsa:creare aule studio aperte di notte non è altro che un palliativo. Sappiamo che questo è l’ateneo con il più alto numero di iscritti (115.000), che gli edifici continuano ad essere insufficienti, che le biblioteche, già in numero esiguo, chiudono sempre prima,che gli spazi di aggregazione sono pressochè inesistenti.
Le aule studio aperte ieri, che prima ospitavano molti più studenti e che oltre che per lo studio venivano utilizzate anche come luoghi di aggregazione sono state trasformate in aule studio iper innovative ora ospiteranno soltanto un totale di 150 studenti.
Nonostante la grossa somma spesa per i varchi all’ngresso delle sale, l’intensificazione del sistema di videosorveglianza e la produzione di 2000 tessere, questa soluzione ci risulta pressochè insufficiente, poichè intanto il resto del corpo studentesco continuerà a frequentare le proprie facoltà con tutti I disagi ad esse legate, andando forse addirittura a peggiorare la situazione come ad esempio per l’aula studio di geologia dove il numero di postazioni si è addirittura quasi dimezzato.
Le politiche messe in atto dal Rettore Gaudio, nonostante il suo continuo marcare la distanza con il il suo predecessore Frati, sembrano invece essere le stesse: il punto non è poter fare studiare 150 persone la notte, il punto è attuare politiche che mettano al centro le esigenze di noi studenti, puntando alla riqualificazione dei numerosi spazi abbandonati per creare nuove aule studio, nuove biblioteche.
Noi lotitamo tutti i giorni per prendere questi spazi e trasformarli in luoghi attraversati e vissuti da centinaia di sudeni e sudentesse, non soltanto per studiare ma anche per creare una dinamica di condivisione di saperi e di autoformazione. La convivenza quotidiana ci ha permesso di costruire una comunità immune alla logica meritocratica e individualista imperante nelle nostre università, che ci vorrebbe meri usufruitori di servizi e non menti libere e attivamente pensanti.

#43Ayotzinapa la carovana dal Messico a Roma

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Oggi, 27 Aprile, sulle scalinate del rettorate le studentesse e gli studenti della Sapienza hanno trovati i nomi dei 43 desaparecidos di Ayotzinapa con uno striscione con lo slogan che anima le mobilitazioni in Sud America e in tutto il mondo: “Vivos se los llevaron, vivos los queremos!”. Abbiamo deciso di organizzare questa iniziativa per dimostrare la vicinanza degli studenti della Sapienza a questa lotta a 7 mesi dalla scomparsa dei 43 ragazzi.

Di seguito un nostro contributo verso la giornata romana di mobilitazione della carovana solidale europea #Eurocarovana43 del 29 Aprile :

Ho sognato che Ayotzinapa svegliava il mondo”

Il 26 settembre 2014 gli studenti della Escuela Normal Rural “Raùl Isidro Burgos” di Ayotzinapa, nello stato di Guerrero, arrivano ad Iguala per una raccolta fondi.
Durante la giornata vengono fronteggiati dalla polizia che, armi alla mano, carica i ragazzi e comincia a sparare sul pullman in cui i giovani avevano trovato rifugio, uccidendo 3 studenti.
A causa del fuoco indiscriminato che colpisce la vettura anche 3 giocatori di una squadra dilettantistica di calcio, che nulla avevano a che fare con i ragazzi, trovano la morte.
I manifestanti scampati alla prova di forza della polizia vengono arrestati e 17 di loro saranno rilasciati di lì a poco.
43 sono invece i ragazzi trattenuti dalla polizia municipale di cui da questo momento in poi si perderà ogni traccia.
Secondo la ricostruzione ufficiale i giovani studenti scomparsi sarebbero stati consegnati a narcotrafficanti locali, assassinati e i loro resti arsi e sepolti in una discarica. Continue reading

La nuova aula studio all’aperto esiste perchè ce la siamo presa!

CCoLDfYWAAEDTTUIeri 15 aprile in mattinata noi studenti e studentesse di Sapienza Clandestina abbiamo aperto un giardino adiacente all’edificio di Medicina Legale. Come l’ex lucernario occupato e il 3serrande attualmente occupato, questo ero uno dei tanti spazi vuoti che sorgono all’interno dell’università.

L’ amministrazione dell’ateneo tra cantieri eterni, aule, stanzoni e garage lasciati all’incuria e all’abbandono, sembra infatti non interessarsi all’esigenza, manifestata più volte dagli studenti e dalle studentesse, di luoghi adibiti allo studio, all’aggregazione e alla socialità.

In ogni facoltà è evidente la carenza del servizio dal momento che l’orario diurno di apertura delle biblioteche non va oltre le 19.30 per l’Alessandrina, ma tocca punte delle 18.30, 18.00 e 17.00 per altri edifici (fino a casi assurdi come la biblioteca di Farmacologia aperta non tutti i giorni e fino alle 13.00).

Il Rettore Eugenio Gaudio pensa di poter sopperire a questo problema con l’apertura di due biblioteche aperte h24 con circa 150 posti disponibili a fronte dei 115.000 iscritti alla Sapienza. Questo, come abbiamo denunciato più volte, è l’emblema di una politica universitaria inadeguata, volta a fornire palliativi e non vere soluzioni.

Noi lottiamo tutti i giorni per prendere questi spazi e trasformarli in luoghi attraversati e vissuti da centinaia di studenti e studentesse, non soltanto per studiare ma anche per creare una dinamica di condivisione di saperi e di autoformazione. La convivenza quotidiana ci ha permesso di costruire una comunità immune alla logica meritocratica e individualista imperante nelle nostre università, che ci vorrebbero meri usufruitori di servizi e non menti libere e attivamente pensanti.

La nuova aula studio sarà aperta tutti i giorni dalle 10 alle 20, ospiterà proiezioni di film, presentazioni di libri e tesi di laurea, aperitivi musicali e molto altro.

Nel tuo piano di studi inserisci la lotta!

Assemblea Pubblica NO-EXPO all’università

ASSEMBLEA EXPO_webLe settimane che ci troviamo davanti sono le ultime che ci dividono dalla data del 1 Maggio , festa dei lavoratori che quest’anno assume un significato se possibile ancor più forte , poichè a Milano coinciderà con l’inaugurazione di Expo , l’esposizione universale incentrata sulla biodiversità e l’alimentazione .Sono molteplici le cause che ,come studenti e studentesse della Sapienza, ci portano ad analizzare e contestare questo mega evento .
Il tema di Expo è “Nutrire il pianeta, energie per la vita”. L’esposizione avrebbe lo scopo di promuovere scelte politiche alimentari consapevoli, garantire l’accesso al cibo alla popolazione mondiale, eliminare le contraddizioni tra assenza e abbondanza di cibo e favorire la cooperazione tra i popoli. Ma in realtà rappresenta quelle scelte politiche alimentari neoliberiste che oggi garantiscono da un lato povertà e mancanza di cibo in gran parte del mondo e dall’altro spreco e abbondanza nel resto. Expo nasconde la realtà dei fatti: non parla della privatizzazione delle risorse naturali, degli accordi di libero scambio, della gestione aziendalistica della terra, dell’imposizione degli Ogm. Fa invece da vetrina a quelle multinazionali del cibo, come Mc Donald, Pepsi e Nestlè, che ancora una volta proveranno a mostrare del bello là dove esiste solo del marcio.
Da un lato Expo rappresenta l’emblema della gestione delle risorse di questo paese , una pioggia di soldi pubblici nelle mani di costruttori , imprenditori e mafiosi , insomma investimenti .
Dall’altro lato riteniamo che Expo sia paradigma di un modello di sviluppo che ha le sue fondamenta nella precarietà lavorativa e nella diffusione di concetti come l’autovalorizzazione e la competitività sempre più somministrati ai giovani che entrano nel mercato del lavoro.
I differenti scandali che hanno riguardato Expo non ci stupiscono minimamente , chi mette in campo lotte che vanno dal diritto allo studio fino al tema dell’abitare passando per l’avversione alle grandi opere , conosce perfettamente la corruzzione e l’avidità di ammistrazioni e classe politica di questo paese e la denuncia nel quotidiano senza attendere la magistratura nostrana a cui i media e una certa “sinistra” provano a dare una veste rivoluzionaria.
Per questo quando leggiamo sui giornali di scandali sulle grandi opere , arresti di politici , amministratori e imprenditori riteniamo sia inutile scandalizzarsi , lo stupore prevede l’ignoranza e noi odiando questo sistema ,fondato sulla divisione ,lo sfruttamento, l’umiliazione stiamo imparando a conoscerlo.
Quando denunciamo lo spreco di risorse parliamo un linguaggio molto semplice , pretendiamo che i soldi che ad oggi vengono destinati a grandi opere come Tav , Expo e ai mega eventi siano investiti in ciò di cui necessità l’intera collettività , case popolari per risolvere l’emergenza abitativa , investimenti massici nella sicurezza dell’impianto idroelogico , ristrutturazione di scuole e ospedali fatiscenti , far si che un’istruzione ed una sanità di qualità sia garantita a tutt* senza distinzioni di reddito e nazionalità.

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Spazi e Biblioteche: non raccogliamo le briciole del rettore!

603699_977452428937882_865577747728451191_nIl rettore gaudio ha annunciato l’apertura di due biblioteche h 24. Questo rappresenterebbe un “nuovo servizio studiato per andare incontro alle esigenze degli studenti, che hanno più volte provato ad anticiparlo con esperimenti di autogestione delle aule studio”.


Ma per gli studenti questa è una vittoria di Pirro.
L’esigenza in questione l’abbiamo sempre rivendicata: la mancanza di luoghi adibiti allo studio, all’aggregazione e alla socialità è un’evidenza nel nostro ateneo;
inoltre,la gestione degli spazi a la Sapienza, tra cantieri eterni, aule,stanzoni (e garage) adibiti all’abbandono, la denunciamo di continuo.

Questo provvedimento del magnifico, nonostante Gaudio stesso lo spacci sui giornali come la risposta diretta alle richieste degli studenti, sembra proprio essere un palliativo. Non solo per il numero irrisorio di posti destinati, a fronte degli innumerevoli studenti iscritti, ma inoltre non risolve assolutamente i problemi. Per quanto circa 150 persone potranno studiare fino all’alba (o accamparsi dopo una festa in città universitaria), il resto della popolazione universitaria potrà continuare a frequentare la propria facoltà con tutti i disagi ad essa legati. Infatti, nonostante la grossa somma spesa per i varchi all’ingresso delle sale, l’intensificazione del sistema di videosorveglianza e la produzione di 2000 tessere, nel bilancio dell’ateneo non è prevista ad esempio nessuna assunzione o aumento delle borse di collaborazione per intensificare invece l’orario diurno di apertura delle biblioteche in città universitaria.

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L’università La Sapienza è una grande opera!

images.duckduckgo.comAbbiamo letto ieri su L’Espresso l’ennesima inchiesta su università e mondo accademico; questa volta il protagonista è il Direttore Generale della Sapienza Carlo Musto D’Amore. D’Amore gestisce, da più di quindici anni, le gare e gli appalti nell’ateneo più grande d’Europa e per fare ciò è pagato ben 200 mila euro l’anno. Tuttavia, non è tanto la gestione fallimentare dei fondi dell’ateneo, a provocare scalpore nell’opinione pubblica, quanto il fatto che la persona incaricata di un ruolo così determinante sia un geometra e non abbia nessun titolo che ne certifichi le competenze. Che le università italiane non siano il regno della meritocrazia è noto… Musto D’Amore, proprio come il suo amico ed ex Rettore Luigi Frati (è lui che l’ha riconfermato sebbene fosse andato in pensione), ha “piazzato” tutta la propria famiglia in diversi atenei italiani.

Di questo se ne erano già accorti i giornalisti de L’Espresso dove già era stato pubblicato un approfondimento sull’ateneo romano: “Università, altro che merito. E’ tutto truccato. Vi racconto come funziona nei nostri atenei” in cui veniva delineato un quadro drammatico: concorsi truccati, assegnazione di fondi gestita in modo paramafioso, docenti universitari che obbligano gli studenti a comprare i propri libri a prezzi fuori mercato.

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