L’università La Sapienza è una grande opera!

images.duckduckgo.comAbbiamo letto ieri su L’Espresso l’ennesima inchiesta su università e mondo accademico; questa volta il protagonista è il Direttore Generale della Sapienza Carlo Musto D’Amore. D’Amore gestisce, da più di quindici anni, le gare e gli appalti nell’ateneo più grande d’Europa e per fare ciò è pagato ben 200 mila euro l’anno. Tuttavia, non è tanto la gestione fallimentare dei fondi dell’ateneo, a provocare scalpore nell’opinione pubblica, quanto il fatto che la persona incaricata di un ruolo così determinante sia un geometra e non abbia nessun titolo che ne certifichi le competenze. Che le università italiane non siano il regno della meritocrazia è noto… Musto D’Amore, proprio come il suo amico ed ex Rettore Luigi Frati (è lui che l’ha riconfermato sebbene fosse andato in pensione), ha “piazzato” tutta la propria famiglia in diversi atenei italiani.

Di questo se ne erano già accorti i giornalisti de L’Espresso dove già era stato pubblicato un approfondimento sull’ateneo romano: “Università, altro che merito. E’ tutto truccato. Vi racconto come funziona nei nostri atenei” in cui veniva delineato un quadro drammatico: concorsi truccati, assegnazione di fondi gestita in modo paramafioso, docenti universitari che obbligano gli studenti a comprare i propri libri a prezzi fuori mercato.

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#13D Renzi e Giannini non siete i benvenuti!

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TOGLIAMO DI MEZZO IL MONDO DI SOPRA
#nojobsact #nobuonascuola #nopianocasa #nosbloccaitalia

Mercoledì 17 dicembre il presidente del consiglio e il ministro all’istruzione hanno annunciato la loro partecipazione a un convegno in memoria di Don Milani nella facoltà di Sociologia de la Sapienza.
Nei magazzini della logistica, nelle scuole occupate, nei picchetti antisfratto durante l’autunno si è espressa un’opposizione popolare alle politiche del governo.
Le difficoltà di trovare un lavoro, di garantirsi un alloggio dignitoso, di proseguire il proprio percorso di studi si scontrano con l’arroganza di un governo interessato esclusivamente a garantire i profitti a banchieri, costruttori e speculatori vari.
Il Jobs Act, il Piano Casa, lo Sblocca Italia fino alle slide della Buona Scuola nascondono, dietro i nomi accattivanti, finanziamenti ingenti per grandi opere inutili, il peggioramento delle condizioni di lavoro, la vendita delle case popolari e un’istruzione sempre più privatizzata.

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12 Dicembre tutti in piazza!

10626135_1000330423316749_53103412881910615_oSiamo stufi di pagare tasse universitarie sempre più alte e accedere a servizi sempre più scarsi (mancanza di aule, biblioteche, sale informatica, laboratori…) e a una didattica dequalificata.

Basta stage e tirocini gratuiti obbligatori offerti dai nostri corsi di studi e indispensabili per laurearsi! Ci vogliono abituare, sin da quando ci immatricoliamo, a lavorare senza retribuzione, ad essere precari.

Non vogliamo emigrare! Se andare all’estero è un’opzione che può essere interessante per molti, non vogliamo però essere costretti ad andare a vivere in un altro paese per lavorare o studiare.

In Italia la disoccupazione giovanile è, secondo i dati Istat, al 46%. Siamo così costretti ad accettare qualunque impiego, anche con ritmi di lavoro massacranti, e a sottostare ad alti livelli di pressione e di competizione.

Siamo stufi di fare lavoretti al nero per mantenerci agli studi, per pagare l’affitto, i libri e i mezzi pubblici! Vogliamo delle politiche che permettano ai giovani di formarsi e lavorare serenamente.

Vogliamo il diritto allo studio (borse e alloggi)! L’operato del governo Renzi, invece, va in una direzione del tutto opposta: 150 milioni di Euro in meno al Fondo Statale per il diritto allo studio, 240 milioni all’università e 40 alla ricerca.

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Non è un paese per giovani!

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Testo di analisi sulle trasformazioni dell’università e del mondo della formazione pubblicato all’interno del pamphlet ROMA SI BARRICA #1.

I tagli e il definanziamento al mondo della formazione sembrano essere una priorità nella tabella di marcia del nostro Governo. Centocinquanta milioni di euro in meno al fondo statale per il diritto allo studio, duecentoquaranta milioni all’università e circa quaranta alla ricerca: questi i numeri, questa la ricetta dello Stato per sanare il debito pubblico, uscire dalla crisi e risollevare l’economia.

Chiunque abbia avuto la sfortuna di avere a che fare con l’università pubbliche italiane negli ultimi anni si sarà senz’altro accorto che sono oramai agli sgoccioli, abbandonate e in completo disfacimento, sia fisico e strutturale che culturale. Queste strutture sono state letteralmente distrutte dai tagli; sono fatiscenti e offrono ai loro studenti paganti la possibilità di acquisire conoscenze sempre più esigue. Il calo delle iscrizioni cresce di anno in anno e va di pari passo con l’aumento degli abbandoni in itinere dei percorsi formativi. Ciò accade poiché, mentre aumentano i costi del percorso di studi e quindi la difficoltà nel sostenerlo, il valore del titolo di studio è sempre più svilito. L’università non garantisce più la mobilità sociale come appare chiaro dai dati del Censis del Giugno 2014: oltre il 37% dei laureati svolge un lavoro dequalificato rispetto alla sua laurea. Continue reading

Roma, dalle scuole alla lotta per la casa: 14 Novembre è sciopero sociale

B2ZZHLkIAAA6PY5Il 14 Novembre è stata una giornata importante e partecipata in tutto il territorio italiano ed in questo contesto anche Roma ha fatto la sua parte, portando in piazza migliaia di persone in diversi cortei ed azioni in tutta la città. Ci sembra importante soffermarci sul percorso portato avanti dagli studenti, medi ed universitari e dai movimenti di lotta per la casa. Queste soggettività sono innanzi tutto stati protagonisti di un’assemblea il 12 Novembre svoltasi a La Sapienza, avente come tematica principale il problema delle risorse e della loro distribuzione e delle possibilità di connessione delle lotte che intorno a questo ruotano.

I provvedimenti del nostro Governo, infatti, mascherati da grandi riforme, altro non nascondono che ancora tagli e definanziamenti. 150 milioni di euro in meno al diritto allo studio, 42 alla ricerca ed 240 all’università, sono solo alcuni dei dati che fotografano questa situazione disastrosa. Continue reading