Sceriffo Renzi e la contea dei sindacati

97521Questa mattina (Mercoledì 20 Maggio) a Montecitorio si è concluso, in via quasi definitiva, il capitolo Buona Scuola. I deputati della Camera, dopo tre giorni di votazione durante i quali sono stati approvati tutti gli articoli del DDL renziano a grande maggioranza (circa 200 “si” a fronte di un centinaio di voti contrari e una decina di astenuti), si apprestano oggi (entro le 13) a dare la stangata finale al mondo della formazione. Il decreto rimbalzerà poi al Senato dove, entro il 15 giugno, a detta del Presidente del Consiglio, sarà definitivamente passata la riforma che entrerà in vigore secondo i piani già a partire dal prossimo autunno.

Oggi in presidio a piazza Montecitorio un nutrito numero di persone attendeva con angoscia di guardare con i propri occhi i deputati uscire sfilando dal palazzo del potere per poter dire con stupore “l’hanno fatto veramente!”.
Eh si, attendere, perchè la piazza di oggi, composta da sindacati di base e confederali e professori iscritti agli stessi, non ha dimostrato rabbia volta ad organizzarsi in lotta, bensì indignazione e rassegnazione. Forse, nell’evidenza di essere arrivati terribilmente in ritardo nella contestazione del DDL, qualcuno si è accorto anche della gigantesca presa in giro di Renzi: invitare al dialogo chi si oppone, riducendo però qualsiasi critica ad una incomprensione, alla malafede, o all’attaccamento a privilegi obsoleti, limitandosi fondamentalmente a tenerli buoni. In generale però, i sindacati sembrano più dispiaciuti per non essere riusciti ad arraffare le briciole che per la miopia con cui hanno affrontato questa protesta. Il punto della questione non sono i singoli passaggi dei singoli articoli, ma l’idea di questa scuola “buona” che però mette tutti in competizione nel gioco di chi si sottomette di più, con un merito assegnato in base a criteri presunti scientifici, che non rispecchiano la realtà. Questa non è infatti una riforma “correttiva”, ma strutturale, nella misura in cui punta a danneggiare la spina dorsale dell’istruzione pubblica, e altrettanto decisiva e forte dev’essere la risposta.

Per fortuna, c’è chi si è accorto tempo fa di cosa stava accadendo, iniziando dall’autunno a contestare in modo forte Renzi e la sua idea di scuola. È infatti nella componente studentesca e autorganizzata che si è espressa quella rabbia genuina nei confronti di chi calpesta il suo futuro. Una rabbia che però non si limita a difendere il poco che è rimasto, ma che rivendica un domani diverso da quello prospettato dal Jobs Act, da Expo, dalla Buona Scuola, ma anche diverso dalla scuola delle macerie di epoca pre-renziana.

Roma. Quella rabbia che apre spiragli di libertà

CEO7ly4WoAE8dPbGli ultimi giorni trascorsi ci regalano un bello spaccato di un’Italia che resiste e che si oppone con forza al governo di Renzi e alle sue riforme. Anche se qualcuno gridava con frenesia che dopo i fatti di Milano del primo maggio sarebbe stato molto difficile ricominciare le mobilitazioni, sembra che come al solito le piazze abbiano scalzato ogni tipo di velleità del ceto politico italiano. In effetti, una settimana così densa di mobilitazioni non si vedeva da parecchi mesi. Dopo i 30.000 di Milano che con determinazione hanno dimostrato la loro opposizione al modello Expo ed hanno rovinato la vetrina dell’autoesaltazione del capitalismo, abbiamo visto tanti e tante in piazza a Bologna per contestare il Presidente del Consiglio Renzi alla Festa dell’Unità.

Ieri, il quartiere del Bronx di Roma ci ha dimostrato che non è disposto ad accettare la violenza della polizia e con coraggio si è opposto ad uno sgombero. Oggi, invece, sette cortei si sono diramati nelle più grandi città del paese e una marea umana che è impossibile quantificare si è ritrovata per le strade per gridare che la riforma della Buona Scuola di Renzi non deve andare avanti. Ci sembra, così ad una prima occhiata, che di asfaltata ci sia solo la voce di chi allarmisticamente colpevolizza la rabbia sociale.

Oggi noi eravamo in piazza a Roma, un grosso spezzone di studenti, di autorganizzati, di antifascisti, di notav, di occupanti, che si è mosso a spintoni all’interno del corteo. Spintoni, nel vero senso della parola, poichè proprio come un déjà vu venuto male ci siamo trovati davanti cordoni di sindacati vari (CGIL, UDS, ecc.) che a più riprese hanno cercato di impedire la nostra avanzata. Forse non eravamo graditi a chi stringe una mano al grande Matteo e con l’altra cerca di frenare le proteste in opposizione alla devastazione sociale che viene quotidianamente praticata nei confronti del paese. Però ce ne siamo fregati. Ci siamo resi conto infatti, che a parte le bandiere portate a due in ogni mano da uno sparuto gruppo di sindacalisti, a parte le pettorine rosse che sono vestite oramai da poche decine di persone, in piazza non c’erano sindacalisti ma tante e tanti studenti che hanno trovato nella giornata di oggi un buon momento in cui esprimere la loro indignazione.

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