

Non abbiamo creduto, e non crederemo mai, alle parole di chi è responsabile di questa situazione.
Apprendiamo con rabbia la notizia di questamattina che per l’ennesima volta ci ricorda quanto questo sia un paese di fascisti, uno stato di polizia. Sette tra studenti e studentesse del CUA di Torino sono stati colpiti da una operazione di polizia che anche quest’oggi, come ieri in Val di Susa, ha regalato una carrellata di perquisizioni, arresti e obblighi di firma. Continua a leggere
Ieri pomeriggio si è svolta in Aula Amaldi nel Dipartimento di Fisica dell’università La Sapienza una tavola rotonda organizzata dal Professor Parisi, docente di fisica e scienziato di fama internazionale, a seguito del dibattito scaturito dalla petizione lanciata da lui insieme ad altri docenti universitari su Change.org e pubblicata sulla rivista Nature, per “salvare la ricerca italiana”.
Il motivo per cui abbiamo deciso di partecipare ed intervenire a questa iniziativa è semplice ma si inserisce in un dibattito odierno sfaccettato sul mondo della ricerca e il suo definanziamento ed impoverimento, non solo a livello economico ma anche dei saperi.
Nella petizione Si richiede l’intervento dell’Unione Europea per sollecitare i “pigri governi nazionali” a sganciare i fondi per la ricerca che oggi è al livello di mera sussistenza.
Non riusciremo altrimenti, continua nell’appello, ad assestarci sugli standard previsti da Horizon 2020. Continua a leggere
È notizia di questi giorni la sottoscrizione, stipulata però a giugno, di un contratto di Associazione in Partecipazione tra l’Università La Sapienza e la società Kcube srl, fondata nel 2014 con sede a Firenze, che si muove nel campo delle “start-up” cercando i progetti più ambiziosi e remunerativi nei quale investire alla ricerca di profitti facili, soprattutto nel campo della farmaceutica e delle nuove sperimentazioni biomediche. Questa società è amministrata da nomi noti dell’area renziana, noti anche per qualche problemino con la legge per motivi economico-finanziari (da Tommaso Di Tanno, attualmente sotto processo per l’affaire Monte dei Paschi di Siena, a Flavio Matteis, nel cda della Kcube, che ebbe un ordine d’arresto nella storica inchiesta Farmacopoli nel 1993, fino a Carrai e Alberto Bianchi, dichiaratamente in rapporti stretti con il premier).
L’accordo consiste, brevemente, nella possibilità per la Kcube di: Continua a leggere
Giovedi 21 nell’aula magna de “La Sapienza” alla presenza del presidente Matarella, si è consumata l’inaugurazione dell’anno accademico in una città universitaria deserta e blindata per l’occasione. Pubblichiamo il volantino distribuito nelle facoltà.
L’istruzione pubblica italiana dalle scuole alle università versa oggi, dopo un trentennio di riforme, in una condizione di impoverimento materiale e strutturale disastrosa, di cui tutti e tutte i presenti sono a conoscenza.
Il diritto allo studio è minato da ogni parte con carenza di posti alloggio per gli studenti fuori sede a fronte di un mercato degli affitti che, in particolare in questa città, ha raggiunto prezzi inarrivabili. Continua a leggere
Lo stato di Sao Paulo in Brasile è stato ed è tuttora protagonista di un’importante protesta studentesca che ha portato migliaia di studenti e studentesse nelle piazze, ha bloccato le principali arterie della città e ha occupato più di 200 scuole.
Ma partiamo dall’inizio. Il 23 settembre il governo socialdemocratico (PSDB, opposizione di centro destra al PT, partito di Dilma) dello stato di Sao Paulo annuncia una svolta: la reorganizaçao del sistema scolastico statale. La riforma, proposta dal governatore Geraldo Alckimin, consiste nel chiudere 94 istituti per ridurre le scuole dal sistema a due o tre cicli (istituti che contengono elementari,medie e licei) a scuole a ciclo unico. L’intento dichiarato della riforma vuole essere quello di migliorare la qualità dell’apprendimento e della formazione dei giovani e assestarsi su un modello più europeo, più competitivo ed escludente. La chiusura di decine di istituti oltre ad essere un taglio alla spesa pubblica, comporterà una serie di gravi e rilevanti ricadute materiali sulla vita degli studenti e delle loro famiglie.
“Spero di non dire una cavolata”. Esordisce così il ministro Giannini prima di dire un’enorme stronzata (link del video). La cosa grave è che si è preoccupata di non sbagliare il prezzo di un utilitaria, invece di preoccuparsi di paragonare l’acquisto di un bene accessorio ad un percorso d’istruzione universitario. E non si fa scrupoli pure nell’affermare che questo è economico, in quanto meno costoso di una 4×4.
Serve forse un contabile per far capire l’assurdità dell’affermazione? Assolutamente no.
Infatti si tratta di un percorso appunto, qualcosa che va al di là di un unico pagamento in una sola occasione per un’automobile.
Un percorso tri o quinquennale il cui costo complessivo dei vari anni solo di iscrizione, alla Sapienza, è ben superiore al prezzo di un’utilitaria.
Eh si solo d’iscrizione, a cui però vanno aggiunte tutte le spese legate ai libri sempre più cari per colpa di un mondo dell’editoria sempre più vorace e sempre più deciso a guadagnare su testi specifici e accademici. E bisogna considerare anche il costo della vita universitaria tra pasti, fotocopie, bollettini, tasse di laurea, mezzi di trasporto… Oppure banalmente il prezzo di una stanza in affitto per la moltitudine di studenti fuori sede nella giugla urbana romana dagli affitti selvaggi. Per concludere le tasse alle stelle nel caso di finire fuori corso, non riuscendo a fare solo sette o otto esami l’anno.
Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti” cantava qualcuno.
Ebbene sì assolti; assolti dall’accusa di aver privatizzato, svenduto, abusato dell’università pubblica e di chi la vive. Perché nel tribunale del capitale chi siede al banco degli imputati è sempre il soggetto sbagliato. Testimoni Microsoft, Google, Intel, qualche sbirro e un paio di individui oscuri, giacca e cravatta annesse. E il giudice è muto. Qualche morto e ferito ma il dato, a detta dei più, è trascurabile.
Eppure il peggio era evitabile. Perché quando la governance della Sapienza ha deciso e sottoscritto l’intenzione di ospitare nell’Ateneo più grande d’Europa una fiera internazionale sull’innovazione, la Maker Faire e la governance universitaria, potevano decidere di coinvolgere la comunità accademica, di chiedere cosa ne pensassero studenti, docenti, ricercatori e lavoratori che vivono e attraversano questo spazio tutti i giorni; ma non l’hanno fatto. Hanno piuttosto preferito reiterare questo atteggiamento nel tempo, facendo precipitare la situazione al punto che, al silenzio assordante dell’amministrazione universitaria, si sono sostituiti nuovi interlocutori: Digos e celere.
E non è vero, come vorrebbero far credere Gaudio, Prorettori e senatori accademici vari, che abbiamo incontrato solo a danni fatti, che la responsabilità non è la loro per le cariche avvenute a Piazzale Aldo Moro, per gli arresti avvenuti dentro la città universitaria con studenti feriti, ammanettati e portati via davanti agli occhi di tutta la fiera, per aver venduto l’ingresso in uno spazio pubblico andando contro lo statuto della Sapienza, per aver chiuso ogni libero accesso a questo spazio e aver imposto un biglietto da pagare a tutti e tutte quelli che già pagano tasse sempre più alte per potervi accedere, per aver reso un’università un parco giochi e averla ridotta un porcile clamoroso, per aver mandato i lavoratori in ferie forzate e per la non trasparenza nella dichiarazione e gestione degli incassi della Fiera.
Invece siete tutti coinvolti, tutta la comunità accademica lo è. Come lo sono tutti quelli che non si esprimono e alimentano la tendenza a che episodi di tale portata avvengano nuovamente, si tacciano, si giustifichino.
La responsabilità dunque c’è, ed è POLITICA.